SCOPERTE
ARCHEOLOGICHE
VASTO. Un brano della cinta muraria dell’antica Histonium
sotto la Torre Diomede del Moro?
A sollecitare verifiche alla Soprintendenza, è l’architetto Francesco Paolo D’Adamo, chiamato per un sopralluogo nel manufatto dalla sezione locale dell’associazione nazionale Vigili del fuoco in congedo. Da tempo, gli associati stanno portando avanti il recupero del monumento anche attraverso i fondi del 5 per mille.
A sollecitare verifiche alla Soprintendenza, è l’architetto Francesco Paolo D’Adamo, chiamato per un sopralluogo nel manufatto dalla sezione locale dell’associazione nazionale Vigili del fuoco in congedo. Da tempo, gli associati stanno portando avanti il recupero del monumento anche attraverso i fondi del 5 per mille.
«C’è lavoro per gli archeologi», sostiene D’Adamo. «Durante
la ricognizione in questo luogo angusto e malsano, tra fanghiglia e acque
putride che colano dalle pareti, è apparso evidente che la torre sia stata
addossata, all’epoca della sua costruzione, su altre mura preesistenti ed è
presumibile che corrispondano a un tratto della cinta muraria di Histonium. Si
tratta di una ipotesi personale, tuttavia è auspicabile che chi di competenza
possa verificarlo e confermarlo», aggiunge l’architetto appassionato, tra
l’altro, di storia locale.
«Il sottosuolo della città nasconde tantissimi tesori
archeologi e sarebbe il caso di studiarlo con più attenzione. Dall’interrato
della Torre Diomede, per esempio, ancora si può cercare di percorrere un tratto
di camminamento che lo collega ad altri posti come la Cavuta o Torre d’Amante o
il Murello», aggiunge D’Adamo. «Il Marchesani, nella sua Storia di Vasto del
1838, parla di Giacomo Caldora e della sua opera di fortificazione dell’abitato
nel 1439. Fa riferimento anche a mura esistenti in precedenza e alle loro
riparazioni. Certo lui come gli storici successivi, per svariati motivi,
difficilmente avrebbero potuto visitare i sotterranei della Torre Diomede del
Moro. È altrettanto improbabile che chi li ha usati come neviera, magazzino o
rifugio durante i raid aerei della seconda guerra mondiale, possa aver
osservato le murature. Forse un’altra pagina importante di storia locale può
essere restituita alla collettività», conclude l’architetto D’Adamo.
Simona Andreassi da il
Centro 11 mag 2014