venerdì 2 novembre 2018

Murolo 2018 due articoli

 

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I segni storici di antropologia culturale disseminati in angoli più o meno riposti della città consentono di aprire percorsi di indagine sovente impensabili (la cosiddetta serendipità, che implica la scoperta di tracce o intuizioni fatte per puro caso). Le stesse tracce dei superstiti monumenti funerari nelle strade del centro antico del Vasto – a volte visibilissimi, ma su cui non viene posta la necessaria attenzione – costituiscono, nel giorno della Commemorazione dei defunti, un momento di approfondimento conoscitivo sulla storia cittadina. Va detto, inoltre, che non sarà possibile discutere sulle testimonianze funerarie conservate nel Gabinetto Archeologico Comunale in quanto le sale espositive ad hoc sono chiuse per verifica strutturale della parte est del Palazzo. Da questo punto di vista, ci si limiterà a un breve commento delle due sculture sepolcrali di primo XV secolo custodite all’ingresso del Museo.

La visita, guidata dal prof. Luigi Murolo, si concluderà con una conversazione dello stesso docente sul rapporto inscindibile tra giorno dei morti (2 novembre) – Epifania (6 gennaio) e il presepe popolare napoletano, storicamente diffuso negli ambienti familiari del Mezzogiorno d’Italia.

Diversamente dal presepe di Festa (elaborato nella corte borbonica), quello popolare restituisce, sul versante antropologico, una grande allegoria sul transito delle anime (ciamarèllǝ, in dialetto) dal camposanto al mondo dei vivi e del conseguente ritorno delle stesse nel luogo di quiete.

L’inizio della conversazione è previsto per le ore 18,00 nella chiesa di S. Filomena.

«IN PARTIBUS DALMATIAE». SCAMBI COMMERCIALI TRA COSTA VASTESE E COSTA DALMATA TRA I SECC. XVI E XVII.

di Luigi Murolo

 

Propongo in questa sede la sintesi della presentazione dell’omonima mostra documentaria da me allestita nel centro insediativo schiavone di Montemitro (11 agosto 2018) alla presenza della dr.ssa Branka Bezić Filipović rappresentante della Hrvatska Matica Iseljenika di Spalato.

 

 

 

D’agosto, nel 1504. Dopo appena otto mesi dalla battaglia del Garigliano – scontro che determina la sconfitta definitiva dei francesi in tutto l’ex-regno di Napoli –, Gonzalo Fernández de Córdoba y Aguilar risulta già insediato come Viceré spagnolo della nuova entità geopolitica mediterranea dipendente da Madrid. A partire dalla pace difficoltosamente raggiunta dopo quattro anni di sanguinosissima guerra,  el Gran Capitàn riceve nell’antica Capitale aragonese un diplomatico della piccola Repubblica di Ragusa,  latore di un messaggio del Consiglio dei Pregadi che testualmente recita:

 

Sa molto bene la Ill.ma Signoria Vostra como noi siamo vicini a quesso Regno, tra el qual et la città nostra non media alguna cosa salvo questo brazo de mare Adriatico, ita che de necessita l’è continua pratica tra li regnicoli et li mercadanti nostri, per modo che hic inde alcuna parte e l’altra ne seguita et resulta molte et grande commodità.

 

L’indicazione di Regno, e non di Viceregno, è certamente significativa del modo in cui la res publica di San Biagio intende regolarizzare i rapporti tra le due sponde. O Monarca o Governatore poco importa: ciò che conta è riconoscere alla nuova realtà politico-territoriale la conservazione formale della precedente sovranità. In buona sostanza, i ragusei si mostrano tessitori di relazioni diplomatiche accorte. Le stesse – va detto – che avrebbero consentito loro di rimanere indipendenti dall’impero ottomano, malgrado la pesante sconfitta degli ungaro-croati in quella battaglia di Mohács (1526) che avrebbe deciso la conquista (balcanizzazione) di quasi tutta la Slavonia da parte dell’esercito di Solimano il Magnifico (rimarrà escluso il solo regno di Croazia da allora integrato nell’impero asburgico fino al 1918). Una cosa è certa. Nel periodo compreso tra il 1504 e il 1526, i Pregadi costituiscono delle rappresentanze (consolati) nei centri maggiori dell’Abruzzo Citeriore mediante la pratica di proxenìa (vale a dire, delegare un abitante del luogo quale agente unico a tutela, in città, degli interessi di negozi e commerci dei viaggiatori di quegli stati per cui svolge tale funzione). Il consolato raguseo di Vasto viene istituito il 14 luglio 1523 con la designazione del primo pròsseno (o console) nella persona di Cola Monaco, personaggio fino a oggi sfuggito alle varie storie della città.

In una prospettiva di tal genere, tanto i ragusei quanto i dalmati (spalatini, zaratini ecc.) si trovano a costituire i soggetti attivi delle transizioni economiche est/ovest nel «brazo di mare» interadriatico. I profughi della grande area balcanizzata della Slavonia (vale a dire, quella assoggettata dagli ottomani) si presentano, al contrario, come immigrati – dunque, passivi nei confronti degli attori di industrie e commerci –. A differenza dei primi – cui Alfonso il Magnanimo, il 15 giugno 1445, concede il libero commercio in tutto il Regno e la lbera e franca dimora nei centri della costa abruzzese –, i secondi – indirizzati a lavori bracciantili – sono destinati o al ripopolamento di paesi in fase di abbandono (Montemitro, S. Felice, Mafalda, S.Pietro Linari [Vasto] ecc.) o a insediamenti neofondativi in funzione agricola (Cupello, Villalfonsina ecc.). Traccia iconografica di tale migrazione è visibile in un particolare del dipinto su tavola (1510) del pittore abruzzese Serafino Gatti oggi al Metropolitan Museum of Art di New York. Sicché, rispetto alle fonti storiche disponibili, torna utile sottolineare come alla scarsa documentazione sugli schiavoni in generale (cui comunque è accordato il diritto d’asilo) venga a corrispondere una più articolata informazione su dalmati e ragusei.

Va da sé che, da tale punto vista, la storia materiale delle città in età medievale e moderna diventa conoscibile attraverso gli atti notarili (rimangono fondamentali per l’Abruzzo le insuperate ricerche di Corrado Marciani). I protocolli – che ne costituiscono le copie d’ufficio – testimoniano la vita quotidiana degli uomini negli aspetti più diversificati. Doti, testamenti, vendite, acquisti, prestiti, riscatti, contratti, industrie conserviere e alimentari, produzioni e trasformazioni agricole, commerci, salari, noli e trasporti marittimi, costruzioni di edifici pubblici e privati, accomodi, restauri, lapicidi, scalpellini, marramieri, bottai, ebanisti, conciatori, ceramisti, vetrai, tavernari, vinattieri ecc. possono passare sotto gli occhi interessati degli studiosi mentre compulsano tutta quella sterminata mole di manoscritti disposti lungo le centinaia di metri lineari delle scaffalature d’archivio.

Dal sec. XVI in poi, i paesi dell’Abruzzo meridionale hanno la possibilità di raccontare infinite storie di individui e di comunità. Ad esempio, le stesse relazioni storiche tra le due sponde adriatiche, tra Vasto e i suoi caricatoi (scali marittimi di esclusivo carico e scarico merci) con le città croate costituiscono un capitolo tutto da indagare. Ecco allora che, in un paese di origine schiavone come Montemitro, diventa utile proporre in riproduzione una selezione di documenti di due notai locali del Cinquecento – Gio. Battista Robio e Berto de Bertolinis – da cui è possibile ricavare almeno una vaga idea sulla complessa mole di scambi che, in quell’età, ha riguardato le attività dei vastesi in partibus Dalmatiae (“nelle terre della Dalmazia”). Gli atti dei due notai vanno dal 25 settembre 1550 all’11 luglio 1555 per il primo (cinque documenti tutti anteriori alla distruzione ottomana di Vasto del 1566); per il secondo, al contrario, dal 16 settembre 1593 al 25 febbraio 1599 (undici documenti nella fase della città in fattiva ricostruzione, soprattutto dopo la vittoria della Lega Santa nella battaglia di Lepanto del 1571). Nella mostra che qui si presenta, l’unico documento fuori periodo di un ventennio è quello redatto da notar Alessandro Fantini il 28 ottobre 1621. Lo si riporta per l’interesse che riveste nello spiegare la gestione degli approdi marittimi (nel caso specifico, il caricatoio della Meta. Gli altri due risultano essere Casarza e Spiaggia) a partire dal rapporto contrattuale tra l’amministrazione dell’universitas (nella persona del mastrogiurato pro-tempore) e il mastro di scalo.

Grippi, marciliane, brigantini, feluche, marani, sciabecchi ecc. transitavano regolarmente nelle tre prode vastesi. Merci in particolare – e anche persone – attraversavano senza problemi le oltre 110 miglia marine del «brazo di mare» (una distanza più rapidamente percorribile rispetto a quella terrestre tra Vasto e Napoli). Tra arrivi e partenze un gran numero di vastasi (portatori di pesi) lavorava con lena per imbarcare e sbarcare uomini e cose. Di quegli scambi transfrontalieri Abruzzo meridionale/Croazia rimangono oggi solo memorie di carta. Nessun traghetto percorre più quelle antiche e consolidate rotte. Nessun viaggiatore più dall’Abruzzo – se non soci di circoli nautici – può dirigersi verso l’altra sponda. Cinque anni fa (2013) avevo proposto la ripresa l’eredità culturale delle antiche transizioni adriatiche attraverso il gemellaggio tra il Liceo Scientifico di Vasto e il Primo Liceo di Spalato. Attività iniziata nel migliore dei modi, poi interrotta. Le ragioni? Valle a capire!

La macroregione adriatica istituita dal 2014 dovrebbe costruire relazioni culturali e istituzionali tra le città dell’antico golfo di Venezia. Difficile capire in quale date le vele potranno essere considerate sciolte e avviare questa navigazione nella cultura interadriatica.

giovedì 13 settembre 2018

Fratelli Mariani 2

La Mariani Bros a New York nel 1914 già forniva “qualunque articolo” via posta o corriere, come oggi fa Amazon!

di Remo Petrocelli 
(segue da qui  https://vvfcongedo.blogspot.com/2018/09/fratelli-mariani.html)
Casualmente, facendo ricerche su Giovanni Quarto di Belgioioso, marito di Ortensia d’Avalos, mi sono imbattuto in Umberto Mariani, la persona che da Quarto di Belgioioso comprò il complesso edilizio dell’Aragona. (Oggi chiamato anche scuderie d’Avalos).
Cercando notizie su di lui ho scoperto che Umberto era rientrato a Vasto dagli USA nel 1922 dopo aver fatto fortuna assieme al fratello Oreste.
Assieme avevano avviato in America la Mariani Bros, una fiorente ditta di import e vendita di prodotti italiani.

La conferma è giunta dal volume “Il Libro d’Oro – Guida degl’Italiani in America”, un prezioso documento di 120 pagine, pubblicato in ben 105.000 copie dalla loro ditta nel 1914, che sono riuscito ad intercettare contattando la biblioteca di una prestigiosa università americana.
Tale pubblicazione fornisce chiaramente il livello della dimensione aziendale, anche perché non si tratta solo il catalogo dei prodotti della Mariani Bros da vendere per corrispondenza, ma anche e soprattutto un “manuale” ad uso dei nostri connazionali – scritto in ottimo italiano - con tutte le informazioni necessarie alla vita di ogni giorno. (Un piccolo trucco editoriale per far restare il catalogo in casa il più a lungo possibile).

Nella prefazione il presidente Oreste Mariani spiega che è “un libro nel quale i nostri connazionali possano trovare tutte le indicazioni necessarie sui migliori generi alimentari”, oltre a precise “informazioni la cui conoscenza può in qualche modo essere proficua in queste terre”, e a “pagine scelte di buona e amena lettura”. E aggiunge: “Forse una pubblicazione analitica e descrittiva di
tal genere a molti sembrerà superflua. Il nostro parere fu ed è diverso e ci piacque dedicarci alla compilazione di questo né breve né facile lavoro che non ha riscontri né in Italia né in America, sorretti dalla convinzione di compiere opera utile e interessante destinata per la sua novità e per i suoi intendimenti ad un sicuro successo”.

In effetti sfogliando il volume si capisce che è una “novità” e che la sua compilazione non è stata “né breve, né facile”. Nelle pagine successive Oreste e Umberto Mariani, vastesi “allevati alla scuola del lavoro e del dovere”, raccontano la loro storia, spiegando la loro fortuna in America e l’innovativa impostazione di fornire una vasta gamma di prodotti italiani per corrispondenza, come oggi fa l’e-commerce.


“Il Libro ‘Oro” è una miniera di informazioni. Partiamo da quelle utili agli Italiani d’America. Troviamo pagine dedicate alle feste nazionali in America; alla conversione dei pesi e misure Italia-USA; alla “Patria nostra” con la descrizione dell’intera famiglia reale (compresi i cugini del Re!), dei dati socio-economici della nazione e delle “Colonie Italiane”. Poi ci sono altre pagine dedicate a “Il Paese che ci ospita”, con molte notizie sugli USA; e sulle compagnie di navigazione italiane e straniere in servizio con i porti italiani.

Non potevano mancare notizie su “Autorità e istituzioni italiane in America”con informazioni su Ambasciata, Consolati, Camera di Commercio Italiana, Croce Rossa, Società Dante Alighieri, Ospedale italiano ecc.

Ed infine altre pagine su “Notizie utili agli emigranti”con una lunga lista di argomenti di attualità quali: Atti di richiamo; Alla Batteria (formalità all’arrivo a Ellis Island); il rimpatrio; Come trovare lavoro; Per chi deve viaggiare; Collegio italiano; Il servizio di leva; Le nascite i matrimoni e la morte; Gli infortuni; Le associazioni; i risparmi e le banche; Le assicurazioni; l’istruzione.

Nel Iibro anche pagine sulle “Tariffe postali degli Stati Uniti” per l’Italia: lettere e plichi registrati, pacchi postali, vaglia, lettere telegrafiche. E come chiedere assistenza per gli atti notarili.

Sparse nel volume anche pagine di buona lettura e scenette umoristiche.

Ma “Il Libro ‘Oro” è un catalogo di vendita per corrispondenza della Mariani Bros e come tale presenta in modo originale ogni prodotto , ricostruendone la storia ed evidenziandone le caratteristiche.

Innanzitutto presenta i liquori, avendo la ditta “il merito di aver impiantato la più moderna e importante distilleria italo-americana dai cui laboratori escono quotidianamente i migliori liquori”. Per ogni singolo prodotto vengono evidenziate in modo approfondito le origini e le qualità. In elenco:
Alchermes, Benedettino, Caffè sport, Cognac, Corfinio, Curocacao, Fernet Milano, Ferro china Marion, Gin, Gran liquore Fata(simpatico nome per l'imitazione del più famoso STREGA!), Grappa di Piemonte, Kummel, Maraschino, Crema di menta, Poncho abruzzese, Rhum tipo inglese, Sambuca purissima, Anesone triduo, Anisetta Marion, Whiskey, Vermouth, Chinato Rossi, Cordiali e Rosolii.

Poi il volume passa ai vini, usando titoli come “Il vino è salute” e “Proibizionismo o temperanza?”, e sottolineando che “proibire l’uso del vino è assurdo”; che “la crociata dovrebbe essere fatta contro l’abuso non contro l’uso!” Tra i vini presentati, ognuno con la sua storia: Barbaresco, Barbera, Barolo, Capri, Chianti, Falerno, Freisa, Gattinara, Gragnano, Grignolino, Lacrima Christi, Marsala, Moscato, Nebbiolo, Spumanti, i prodotti della California. Tra i vini in elenco anche il “Vasto” cotto e “Vasto” crudo. Mentre nella pagina dell’aceto si specifica che: “La casa Mariani Bros è sempre ben provvista dei migliori aceto rosso di puro vino naturale che essa ritira dalle proprie cantine di Vasto”.

Vengono anche presentati gli sciroppi, le erbe medicamentose, l’olio d’oliva.


Ma la Mariani Bros fornisce di tutto: prodotti di pasticceria e servizi completi per matrimoni; specialità farmaceutiche italiane; profumeria e igienica; formaggi; prodotti in scatola; salami e formaggi.
In campo editoriale dispone di un catalogo di 500.000 volumi assortiti: è “la più grande libreria italiana in America” con romanzi, novelle, libri allegri, libri religiosi, grammatiche, manuali pratici ecc. E suggerisce l’acquisto della “La biblioteca utile” con Grammatica italiana e inglese, vocabolario italiano- inglese, manuale di corrispondenza italiano-inglese e altri manuali pratici.

Nell’ultima pagina de “Il Libro d’Oro” un invito speciale: “il vostro dovere in America è di abbonarvi ad un buon giornale. E il miglior giornale per voi è LA RIFORMA organo indipendente delle classi lavoratrici immigrate”. Il giornale è pubblicato dalla Mariani Bros e agli emigrati viene offerta anche la possibilità di diventare “Agente o Corrispondente della Riforma”, “Vi faremo delle condizioni splendide”!

Dal documento appena descritto e dagli altri in nostro possesso emerge chiaramente il livello di business raggiunto dalla Mariani Bros., produttori locali e importatori di molte case italiane, azienda “tra le più solide della Metropoli”, “in grado di poter fornire ai proprio clienti QUALUNQUE ARTICOLO possano desiderare”, come una moderna Amazon.

 Speriamo di riuscire a reperire maggiori dettagli in futuro.

Nel caso abbiate ulteriori notizie sui fratelli Mariani vi preghiamo di contattarci su Facebook o via email   remope@yahoo.com ( and or let you know how this page was useful for you)


Per una migliore comprensione dello spirito imprenditoriale dei fratelli Mariani pubblichiamo, da “Il Libro d’Oro – Guida degl’Italiani in America”, le pagine relative alla Prefazione   e alla storia della Mariani Bros



    prosegue qui con un altro contributo https://vvfcongedo.blogspot.com/2021/06/mariani-bros-3.html

Qui invece c'è un collegamento logico alla storia dei Mariani
 

lunedì 10 settembre 2018

I fratelli Mariani, una scoperta della ns. associazione

di Remo Petrocelli                                   (versione aggiornata al  9  aug 2024)

Nei primi del ‘900 una moltitudine di Italiani emigrò negli Stati Uniti. Le statistiche parlano di circa 4 milioni nel periodo 1900-1920. Tra questi molti vastesi, alcuni dei quali  ebbero grande fortuna, come il caso dei fratelli Oreste e Umberto Mariani di cui siamo riusciti a ricostruire l’entusiasmante  storia.I due fratelli emigrano a causa di una serie di lutti consecutivi,  il nonno notaio Alessandro ( ha esercitato 1836-1897) . e il padre Giuseppe entrambi di Lanciano.
 ( la stirpe ha però le sue radici a Gissi in cui troviamo sulle carte un capostipite (?) Nicola nato circa nel 1683 e morto poi il 22 gen 1734 a Napoli (quartiere Avvocata),  e un dottor fisico Ermete, un ramo poi si insediò   a Paglieta e dintorni, ( cfr. ivi palazzo Mariani !) .


 

Il primo ad emigrare fu il fratello minore Umberto (Vasto 16-1-1879, Vasto 9-2-1951), che salpando da Napoli a bordo della nave a vapore Spartan Prince arriva a New York,  o meglio a Ellis Island,  il 6 maggio 1900, con in tasca 19 dollari contando sui parenti De Luca già presenti lì a New York.  Il 25 giugno 1901 lo raggiunge Giulia Zaccagnini (Vasto 30-11-1880, Vasto 11-7-1972) che sposerà l’anno successivo. (moglie e marito lavoreranno inizialmente come sarti, la  prima professione del padre di Giulia).
Il fratello maggiore Oreste (Vasto 13-3-1877, Nanuet USA 23-2-1950), arrivò a New York sei mesi dopo il fratello, in data 2 novembre del 1900. Pur essendo un esperto pasticciere ricominciò la sua carriera da apprendista. Nel 1905 mise su una sua pasticceria,  in cui collaborava la moglie come cameriera. Pasticceria che  divenendo famosissima a New York,  gli assicurò lauti guadagni.
“Quando credette giunto il momento propizio - è scritto in una pubblicazione aziendale - Umberto, si unì al fratello Oreste e con lui gettò le basi dell’attuale ditta”, la Mariani Bros.  







Probabilmente Umberto e Oreste, i nostri "Mariani Brothers", saranno stati comunque inizialmente ispirati al settore merceologico degli spiriti da un famosissimo prodotto, il “Vin Mariani" creato un loro omonimo (ma nato in Corsica). Questo prodotto, pubblicizzato in maniera martellante fin dalla fine dell’800 sui quotidiani americani, ebbe molto seguito poiché sfruttava l’effige di Papa Pio XII e una sua dichiarazione quale "tonico efficace". Si trattava sostanzialmente di una bibita alla coca in alcool, insomma un'antesignana della più fortunata Coca Cola.


Dunque nel 1910 la svolta: mettono in piedi una società di distribuzione all' ingrosso e distilleria, la "Mariani Brothers" (dei fratelli Umberto e Oreste) con sede in 506 West Broadway in cui la moglie di Oreste fa da tesoriere, Umberto è vice presidente e, contabile  lo zio materno l'ingegnere agrario Paolino (Paul) Monacelli (nato però a Lentella, di lui parleremo in una altra puntata).
Le caratteristiche innovative di questa società sono di essere multiforme, cioè di vendere/importare di tutto: dai sigari, all'olio, pasta, generi alimentari, aceto di vino rosso dalle "proprie cantine di Vasto", libri in italiano (500.000 libri a catalogo) - a questo si dedicherà più lo zio Paolino-. I fattori chiave della società sono vendita per corrispondenza (il loro catalogo fu stampato in 100.000 copie!) al pagamento in contanti, prezzi molto competitivi , buona merce importata, e ove possibile copiata e prodotta direttamente in USA.
Potremmo definirla sia una Amazon ante litteram che una sorta di patronato/società di servizi ad uso degli italiani.

Oreste infatti prende anche la qualifica di "pubblico notaio" in USA (forse anche in onore del nonno, Alessandro, come detto , notaio in Lanciano  soprannominato "Lo Succhero") e si offre per transazioni per chi ne avesse bisogno, i suoi uffici sono poi disponibili letteralmente per "chiunque abbia problemi".
Mentre Umberto farà da agente di liquori di una produzione, effettuata in loco, di una serie di prodotti italian sounding tra cui il liquore Garibaldi, la Granatina, la Menta Glaciale con menta alpina [sic!], l'Alchermes di  Firenze [sic!] insieme a moltissimi altri. Il tutto è venduto in accattivanti confezioni con bandiere italiane e sfondi alpini. Riesce perfino a brevettare alcune 'nuove tipologie' per gli Stati Uniti : ad es. il "Rhum tipo inglese", il “Liquore Cannella” e infine la "Sambuca Purissima" (1914), oltre al Ferro-china Marion, prodotto brevettato in USA nel settore medicinale sin dal 1908!
I grossi quantitativi di vino gli arrivano via treno dall'assolata California dalle cantine dell'  amico italiano Francis Passalacqua, un entusiasta produttore di un’uva  battezzata barberone - marchio che  anche costui  tenta  di registrare.
I due fratelli, sempre orgogliosi delle loro origini, nel gennaio 1915, avuta notizia del rovinoso terremoto di Avezzano, avviano una grande sottoscrizione attraverso il New York Herald, tra la comunità degli abruzzesi in USA. Lo zio Paul Monacelli,  porta con sé una solidissima istruzione (è ingegnere agrario, e vezzo per il giornalismo: lo zio materno Francesco Paolo Angelini ha una tipografia ad Avezzano , e tra i parenti Monacelli di Vasto ha un famoso Emilio  direttore del periodico Istonio!).  Nel tragico evento Paolo collaborerà anche con un paginone di appello su un giormale USA,  disegnando  di suo pugno perfino una mappa  dell'Abruzzo, evidenziando l'epicentro e le varie distanze dagli altri centri più noti.  La raccolta fondi avverrà nella solita sede aziendale, mentre Umberto da Napoli verrà sollecitato attraverso un cablogramma a recarsi sul posto, ad Avezzano, per stilare le liste del necessario. Bisogna riconoscere in questa mobilitazione anche una bella operazione mediatica!
Nel 1919 Oreste possiede  anche la Bruni liquor co. ove è  presidente, con vice pres. Tommasi Bruni, e segretario Nicholas Cascioli nato a Lanciano ,(per la sua storia https://vvfcongedo.blogspot.com/2019/10/nicholas-cascioli-un-artista-vastese.html)  con  capitale 5000$ , (Nicolas registrerà poi nel '30  una propria società di caffè la Q Brands products co. )
L’azienda subì una battuta di arresto nel 1920 quando il “proibizionismo” diverrà effettivo negli USA. La città di New York si chiuse in una sorta di dogana e la comunità italiana fu messa sotto stretta osservazione.
I Mariani a quel punto avendo comunque già accantonato un bel gruzzolo, con la Mariani Bros Inc.  riescono in un operazione di aumento di capitale azionario da 15.000 a 100.000 dollari (distribuendo  azioni di taglio più piccolo). Sono però costretti a una sorta di accantonamento del "materiale alcolico", e comunque ad una forma di diversificazione, come evidenziato dalle successive operazioni finanziarie rispettivamente in Italia e in USA, sebbene a causa della borsa nera, il business degli alcolici diventasse un sottobosco sempre più attraente. Infatti il prezzo degli alcolici decuplicò e prese molto piede la moda dei night clubs.
Le prospettive sui liquori, come detto, erano cambiate,  così Umberto che seguiva il comparto degli alcolici nel 1922 decide di rientrare in Italia.
Oreste si trasferisce con la moglie a Pearl River, una periferia rurale, poi semi industriale di New York. Qui acquista una dismessa struttura di una protoindustria farmaceutico/alimentare, la Lederle Laboratories presente in zona dal 1906, insieme a diversi terreni contigui.  Trasforma così questo grosso ex  magazzino in un locale pubblico il Paradise Inn poi ribattezzato Silver Pheasant Inn (ma tuttora esistente!). L'area sembra avere ottime prospettive di sviluppo (e le avrà, almeno tre volte quelle del resto degli Stati Uniti!). Malgrado le ottime premesse il 21 luglio 1922 Oreste, pronto ad una gita in Italia) subisce invece una rapina nel suddetto locale e nel drammatico evento resteranno feriti lui e il figlio sedicenne Joseph. Dopo l'esperienza negativa, il locale fu ceduto ad altri.
Ma Oreste prosegue col suo ottimo fiuto. Questa volta l'intuizione fu di non cedere l'area retrostante (poi in proprietà della moglie) consistente in diversi ettari coltivati a vite per vino bianco, insieme a un'altra casa adiacente. Ha comunque accantonato, in attesa di tempi migliori, nelle relative cantine un'ingentissima quantità di bottiglie di vino e spumante (rivalutatosi in circa 250.000 dollari a causa del  proibizionismo,  ciò ha qualche legame economico con quanto lamentato da  un cugino lancianese di cui parleremo in "Mariani 3).
La Mariani Bros si concentra ora sull'import/export alimentare che continua a svilupparsi alla grande. I prodotti italiani come l'olio d'oliva e le "salsine di puro pomodoro" importate dal porto di Napoli (1926), che egli come membro della Camera di Commercio italiana di New York (dal 1920) distribuisce ora in tutti gli Stati Uniti. Il fratello Umberto, da parte sua,  dall'Italia si occuperà della logistica relativa.
II proibizionismo terminerà nel 1933 e nel gennaio 1934 subito l'azienda riavrà la licenza come distillatore di vini. Un figlio di Oreste, Nicholas possiede ora un terreno di 2,5 ettari a fianco di quello della madre che di ettari ne possiede 22. 
Nel 1941 Oreste noleggia assieme alla moglie Filomena un suo impianto di produzione di vini e spumanti consistente in 3 capannoni e apparecchiature varie  alla New York Wine corporation di Benjamin Kobre. Il terzo figlio, Hector, diverrà una stella dello sport per la sua robusta corporatura ,allenatore, laureato , imprenditore  e ufficiale dell' esercito USA.
Da segnalare che nell'ultima parte della sua vita, Oreste insieme ai figli ha poi concluso moltissime operazioni immobiliari con compravendita di diversi edifici,  appartamenti e terreni nell’area dell'interland di New York e per finire  anche in California.
Degne di nota sono anche le operazioni portate avanti dal fratello Umberto Mariani dopo il suo rientro a Vasto nel 1922.

Qui specularmente al modus operandi del fratello maggiore Oreste in USA, avvia diverse importanti acquisizioni immobiliari e operazioni mediatiche a Vasto.
La più importante è quella sul palazzo Aragona con tutta l'area di terreni circostante (in sostanza rileva  questa proprietà d'Avalos rimasta in eredità a Quarto di Belgioioso). Si percepisce qui il ruolo di intermediazione del cognato di Umberto, (Zaccagnini sindaco di Vasto nel 1919), nella trattativa col Quarto.
 Il 30 maggio 1922 Umberto e signora riconsacrano la annessa cappella della Madonna di Costantinopoli. A gennaio  1924 suscita ammirazione il presepe della "sua" cappella.(N.b. anche la devozione cristiana fa parte dell'eredità familiare, infatti il fratello del nonno notaio, di nome Carlo, era  sacerdote).
A partire dal 1929 Umberto partecipa assiduamente a varie altre operazioni di beneficenza come la Befana Fascista (1930), il fondo per la costituzione della banda musicale cittadina  e molto spesso è sodale ai poveri del convento di S.Onofrio (situato proprio al confine Ovest dei suoi vasti terreni). Ad esso devolverà denaro e offerte in vino, regalerà inoltre uva in occasione della festa dell'uva vastese. Interessante anche l'iniziativa di messa a disposizione gratuita della breccia ricavata dalla neo ereditata Neviera, al fine di ricoprire interamente i viali della costruenda villa comunale (1930, motore di tutto il progetto è il visionario ( figlio del noto spadaccino e professore vastese), Francesco Pomponio detto Ciccio , anche lui ex emigrante USA rientrato in patria).
Umberto Mariani è poi socio del Circolo promotore dello Stadio e benefattore del museo civico. Nel 1932 dona un terreno di circa 2000 metri quadri ricadente nell'area del costruendo stadio Aragona (l'area donata sarà pari a   1/10 di tutto il progetto). Nel 1935 affitta al Comune un locale per l'ufficio catastale (verosimilmente in Palazzo D'Avalos). Nel 1949 permuta un suo terreno con un altro comunale. Ci risulta anche l'acquisto di una villa in zona San Nicola alla Meta (loc. Torricella).
 
Le notizie qui fornite, attingono in maggior parte dalla pubblicazione aziendale “Il Libro d’Oro – Guida degl’Italiani in America” della Mariani Bros. (1914),  da articoli di giornali americani e fonti archivistiche locali, e sono parte integrante del mio testo inedito su Quarto di Belgioioso e Ortensia d’Avalos in fase di elaborazione.
Spero che altri dettagli vengano forniti da famiglie e ricercatori locali. Restiamo in fiduciosa attesa.
Nel caso abbiate ulteriori notizie, aneddoti e quant’altro sui fratelli Mariani, vi preghiamo di contattarci su facebook o via email  remope chiocciola   yahoo.com
 
  La narrazione  prosegue qui

mercoledì 22 agosto 2018

Mattatoio Comunale: approfondimento d'archivio a cura della ns. associazione

Una tormentata storia di 200 anni    (di  Remo Petrocelli)


L'importante struttura  ha avuto diverse sedi,  fino a quella definitiva di via S. Onofrio (anni '60)  in fase di chiusura 


Il mattatoio, in tutte le città, rappresenta un vero e proprio pezzo di storia del territorio. E Vasto non fa eccezione.
Da noi il problema della macellazione cominciò a porsi agli inizi dell’800. All’epoca  l’operazione veniva effettuata nella pubblica piazza, con una pratica particolarmente cruenta: l’animale veniva ucciso  con una mazza di ferro scagliata sulla testa; poi si procedeva con lo squartamento, con i liquidi corporei che venivano lasciati grondare liberamente nel terreno, creando terrore negli spettatori  e nelle donne “specie le gravide”.   
Tale pratica andava assolutamente cambiata.
Nella seduta del Consiglio del 21 febbraio 1826 il sindaco Pietro Muzii  risollevò il problema: "Signori. A rimuoversi, e ad eliminarsi per sempre tanti abusi e disordini introdotti nella vendita del pesce, e nello scannaggio degli animali eseguito finora con tanta indecenza nella pubblica Piazza è d'uopo, che l'amministrazione destini un luogo proprio, ove assolutamente debba il pesce esporsi in vendita, e debbono gli animali essere scannati, interessando molto la polizia urbana tale destinazione...” Il decurionato deliberò che lo scannaggio degli animali doveva essere fatto nel largo detto de’ Barbacani (…) [tratto  da Pietro Muzii  di  Pasquale Spadaccini ed. Cannarsa 2002 p.152].  
Stiamo parlando di “scannaggio” ancora all’aperto,  non di “mattatoio”. Nel settore comunque già dal 1831 entrò in vigore un regolamento di  polizia urbana che normava  le operazioni di macellazione e vendita di carni  dei macellai, o come si chiamavano allora beccai.
Ma pur esistendo già un progetto del famoso architetto locale Nicola Maria Pietrocola del 1832 (che  allocava già un mattatoio in un progetto di più generale revisione della piazza Barbacani), in fase iniziale di discussione si pensò invece di allocare il primo mattatoio  nelle cantine sottostanti il palazzo comunale (l’attuale Curia) con introiti per le casse Comunali. Questa ipotesi fu subito osteggiata  dal consiglio,  per i miasmi che avrebbe creato in un’area  che  necessitava un certo decoro/immagine.
Un sollecito ad individuare un luogo deputato alla macellazione  pubblica  nel Comune di Vasto  derivò anche dall’ allora Sottintendenza verso il consiglio comunale dell’epoca ,  il decurionato nel 1841.
 L’esigenza era fondata su necessità  di controllo sanitario sui capi macellati, sul trattamento degli scarti, e la conservazione e certificazione (con relativa bollatura) delle carni macellate, questioni  molto delicate in un’epoca in cui non esisteva alcun sistema di congelamento.
PIAZZA BARBACANI. La soluzione alternativa rispolverata dal consiglio, fu quella di costruire di sana pianta un locale ai margini della piazza Barbacani appoggiato alle proprietà di Salvatore Palmieri, di dotarlo di un cancello. Fu costruito dalle fondamenta al tetto da tal muratore appaltatore Giuseppe Del Prete stralciando il progetto di cui sopra.   Costo previsto circa 150 ducati, garante Lancetti Giuseppe, e  consegnato nell’estate del 1853. Immediatamente ci si rese conto che  questa scelta era stata infausta per la centralità del luogo e il notevole impatto ambientale, sporcizia, cattivi odori ecc. Ad ottobre del 1853 la struttura fu chiusa per scarsa igiene ed i beccai che ne pagavano l’affitto al Comune chiesero uno storno. Da fine dicembre il Comune tentò di affittare la struttura ormai vuota, ma senza riuscirci (ben sette aste andarono a vuoto).
PIAZZETTA D’AMANTE.  Nel frattempo il mattatoio fu allocato in piazzetta d’Amante in alcuni locali di pertinenza delle Congrega di Carità e della Morte al costo di ben £ 153 annue. Si presentava quindi come  soluzione dispendiosa e soprattutto inadatta.
Il decurionato  chiese allora   al famoso ingegner Luigi Dau una perizia su quali fossero i parametri più importanti su cui orientarsi nelle future scelte, circa un luogo idoneo. Egli in sintesi dichiarò: un luogo fuori le mura, agibile comodamente dai carretti per il trasporto merci, quindi lontano dagli agglomerati urbani, esposto possibilmente a nord, dotato di acqua corrente, e con una zona “a grotta” e/o in tufo per la conservazione della merce lavorata. Furono individuati alcuni siti, qualcuno non privo di fantasia: p.es. sotto la cappella di S.Antonio, in un villino con hortus conclusus in S. Sebastiano di proprietà di Salvatore Palmieri ecc. La ricerca si concentrò poi sul quartiere Croci, Aragona, e viciniori.

LA “NEVIERA” E L’ARAGONA. Gli unici locali idonei individuati furono sotto la neviera del marchese d’Avalos alle Croci dove esisteva una cava di sabbia (e tufo), e un locale terraneo di palazzo Aragona già affittato al Comune, di proprietà della duchessa Teresa Cestari, una zia di Ortensia D’Avalos (alla modica cifra di 100 £ annue).
Il decurionato, fulminato dall’idea di risparmiare,  nel 1886 rescisse il contratto con le congreghe e decise per la riattazione dell’Aragona (al costo una tantum di £350).   La  attuale destinazione d’uso infatti era  stata di area di stazionamento dei bovini prossimi a macellazione (stalla). Il locale fu ritenuto abbastanza ampio per la convivenza dei due servizi, anche se necessitò a questo punto di riparazioni del tetto malmesso, una divisione e adattamento secondo i preziosi e talvolta polemici consigli del locale ispettore sanitario (P. Altobelli) e veterinario (Nicola D’Adamo). Si trattò sostanzialmente di una forte igienizzazione preventiva e una razionale e salubre disposizione operativa con pareti e pavimenti lavabili e dei canali a terra per il convogliamento dei residui dall’interno dei locali  fino alle campagne limitrofe. Furono anche  reintegrati  una grossa cisterna esistente in loco,  un pozzo sottostante con  canale, una pompa.
planimetria contrada croci Vasto
 contrada Croci /s.Onofrio di Vasto

Anche questo  sito ebbe poca fortuna, per una  serie consecutiva di eventi: la morte della proprietaria (1893), la donazione alla nipote Ortensia e la mancata rielezione a deputato del marito di Ortensia, il Duca Quarto di Belgioioso. Quest’ultimo avendo  (1897) a disposizione più tempo ed energie, decise di dedicarsi alla cura delle proprietà familiari, inviando da Roma  e nominandolo amministratore dell’Aragona il sign. Avveduto Bartoli Avveduti, il quale risiedendo sul posto, si rese conto del malsano e anarchico modus operandi dei beccai locali nell’uso della  struttura stessa. L’area retrostante l’Aragona adibita  a giardino veniva abusivamente occupata da mercanzie, il pozzo era completamente inquinato dai residui di macellazione e l’area tutta era divenuta mefitica e infettante. Bartoli stesso dopo la nascita della “prima figlia vastese” (la famosa Elena Sangro) ne subì le conseguenze con  la perdita del successivo figlio appena nato in quel sito, per una malattia infettiva.
Tutto ciò convinse il proprietario a chiedere lo sfratto per finita locazione al Comune. Attraverso il sindaco Nasci, il Comune, colto di sorpresa tentò di reagire: chiese una proroga  di soli sei mesi per  individuare  una nuova struttura temporanea.
L’amministratore  Bartoli concesse la proroga, ma  a condizioni che il locale fosse non avesse più  sbocco verso il lato interno e residenziale del complesso, e che ci fosse una disinfezione e pulizia settimanale delle deiezioni e residui da parte del Comune con tanto di guardie municipali.
Il Comune dovendo  uscire dall’impasse, individuò come  nuova soluzione temporanea,  un locale in zona delle Croci, di proprietà di  Naglieri alias Centodiavoli  Giovanni  fu Paolo (nato nel 1824) capraio  (proveniente  da una famiglia di lattivendoli di cui abbiamo traccia  per alcuni simpatici aneddoti,  cfr. Muzi op. cit.p.87, Vasto domani 25 ott 1967).

Il Mattatoio all'Angrella 1916


L’ANGRELLA. Nel frattempo l’Amministrazione comunale  chiese fondi e  attivò  un mutuo di £10.000 sui quarantamila necessari, per una struttura ritenuta “definitiva”. L’area aveva acqua corrente (essendovi già un’ omonima fontana pubblica) e salubrità. Fu individuata nell’ Angrella. Il progetto e realizzazione di questa struttura modernissima e razionale fu diretta  dall’ ing. Arch. comunale Francesco Benedetti.
L’undici  novembre 1905 il mattatoio entra in funzione  "dotato con tutte le norme scientifiche e presenta tutte le condizioni volute dall’igiene”
Purtroppo ancora una volta la sfortuna “ci mise lo zampino”   e la struttura fu soggetta ad una frana. Un Consiglio del 1935 ne approvò l’abbattimento (in seguito ai danni riportati l‘anno precedente) e la costruzione di un altro mattatoio, su un progetto molto avanzato, redatto dall’ ing. comunale  Pietro Mariani. Il progetto, presentato  in “tempi di magra” non  fu però approvato.

CAMPO BOARIO. L’otto giugno 1938 il Podestà Scardapane chiese al prefetto di Chieti l’autorizzazione per l ‘acquisto di altri due ettari di terreno privato per l’ampliamento del campo delle fiere e la costruzione ivi del mattatoio comunale al campo Boario (zona via Giulia). Il progetto ora in capo all’ ing. A. Giammaria di Pescara era anch’esso ambizioso: sarebbe costato 600 mila lire su un’area suddivisa in 4300 mq di mattatoio e 17000  mq di stazionamento. Il Ministero della Sanità addusse scuse e fece diversi rilievi sul progetto (particolarmente sull’ubicazione dei frigoriferi), che così naufragò definitivamente.
Si partì però provvisoriamente con un capannone aperto che con le prime nevi risultò allagato ed inagibile.
Immagine recente della Struttura adibita a Mattatoio su corso Mazzini (ora Palazzo di Vetro) 
TRAPPETO COOPERATIVO. Il 19 gennaio 1940 il Podestà vista la relazione del tecnico comunale e le recenti nevicate  dichiara il mattatoio comunale inagibile alla macellazione delle carni ed è forzato a prendere in affitto il magazzino del Trappeto Cooperativo situato in corso Mazzini ad un canone mensile di £150-  Solo dal giugno 1942 il mattatoio sarà operativo in quella  sede. A luglio del 1942 il Comune incarica l’ing. Manlio Cordella di redigere un ennesimo “nuovo progetto” per il mattatoio comunale.
S. ONOFRIO. In aprile 1949 l’Amministrazione dichiara anche la pubblica utilità della costruzione del nuovo mattatoio, inoltre disciplina il servizio di trasporto  di carni macellate dal mattatoio ai singoli esercenti di vendita. Questo servizio infatti precedentemente veniva disimpegnato con carretti  a mano.  Con apposito capitolato   viene ora affidato alla ditta Francesco Colucci la quale utilizza un furgone appositamente attrezzato  per garantire l’igienicità e la funzionalità  del servizio stesso.
Nel 1950 il progetto viene approvato, nel ‘51 si contrattò un mutuo per  30 milioni di lire alla Cassa DD. PP.

Il 6 ottobre 1953 il ministero dei Lavori Pubblici concedette un contributo di quindici milioni per la costruzione del nuovo mattatoio nell’area di  località S. Onofrio.
Nel 1960 si accese un mutuo di 20 milioni di Lire per il completamento dell’opera con Cassa DD. PP.
Nel 2018 Il Comune annuncia l’intenzione di chiudere il Mattatoio Comunale e mettere in vendita la struttura.
Si ringrazia l’Archivio storico comunale di Vasto per i documenti inediti  e il sig. Beniamino Fiore per le foto storiche.

lunedì 18 giugno 2018

Centro Aggregazione Giuseppe Crisci


E' in programma alle ore 17 di lunedì 18 giugno la cerimonia di intitolazione del centro socio culturale alla Torre Diomede del Moro alla memoria di Giuseppe Crisci, giovane vigile del fuoco vastese prematuramente scomparso in un incidente stradale avvenuto due anni fa.
L'iniziativa è dell'associazione di volontariato Vigili del Fuoco in Congedo e prevede l'esibizione del Coro 'I Cantori della Torre' e la lettura di alcuni brani del gruppo 'Ad Alta Voce'.
Alle ore 19 sarà poi celebrata, presso la Cattedrale di San Giuseppe, una Santa Messa di suffragio per Giuseppe Crisci.

sabato 6 gennaio 2018

I Vigili del Fuoco in congedo salutano il nuovo anno


Promosso dall'Associazione Vigili del Fuoco in congedo presieduta del cav. Antonio Ottaviano, si è svolto, con grande successo, il concerto di Capodanno nell'antica chiesa di Santa Filomena, protagonista il più volte celebrato coro diretto dal M° Paolo Crisante. All'organo il soprano Oriko Oto e al violino Silvano Muratore; tenore Gianni Bellano. Un concerto di canti natalizi del repertori italiani e internazionali; di canti tradizionali abruzzesi e napoletani che hanno deliziato i numerosi ospiti convenuti per salutare il nuovo anno.

Superlativi gli interpreti dei repertori di canti ispirati al nuovo anno ed al culto natalizio ^zVp con assoli di sorprendenti che hanno riscosso scroscianti applausi, grazie anche alla magistrale direzione del maestro Crisante.

Eseguita anche una "ninna nanna" del mai dimenticato Padre Settimio Zimarino, autore di molti canti dedicati alla immutate e celebre cantata religiosa.

Con la direzione del Maestro Paolo Crisante il coro dell'Associazione Vigili del Fuoco in pensione riprende l'attività con un repertorio impegnativo che si articola sulla esecuzione di canti composti da musicisti italiani e stranieri che verranno eseguiti nel corso dell'anno durante gli appuntamenti che il sodalizio si appresta ad organizzare .  GQ